Spirito Santo

Spirito Santo
Chiesa
Ostuni

Prima che sorgesse in Ostuni l’attuale chiesa dello Spirito Santo, nel largo antistante la cinquecentesca Porta del Ponte, altra ne esisteva con lo stesso titolo nella zona degli orti a valle dell’abitato, in località “Cavallarezza”, di fronte all’attuale Porta Nova, dove era possibile far abbeverare gli animali ad una grande foggia.
La costruzione della chiesa seicentesca fu dovuta alla venuta in Ostuni nel 1628 di monsignor Andrea Perbenedetti, vescovo di Venosa, nella vesti di visitatore apostolico. Con l’intrapresa si poteva offrire adeguata assistenza spirituale agli abitanti di Borgo Grande; il vescovo Vincenzo Meligne (1606-39) non frappose indugi e tra il 1628 e il 1629 fece innalzare l’attuale chiesa dello Spirito Santo. Nel maggio del 1629 si insediò in essa la confraternita della Natività della Vergine che contribuì in parte a fornire al luogo di culto i necessari arredi sacri. Nell’estate del 1629, per quel che risulta dagli atti di santa visita, la chiesa si presentava ancora come un cantiere aperto; si può presumere completata nel 1637, anche se era in ordine e completa dei sacri arredi. Pur essendo nominalmente definita parrocchia, era priva di fonte battesimale e di rendite.
Questo stato di cose si protrasse dal 1631 al 1663, periodo in cui la chiesa non ebbe né parroci né curati; era essa allora affidata ai sacerdoti del vicino collegio di San Carlo Borromeo.
Sarà il vescovo Carlo Personè (1660-1678), nel 1664, ad avviare la parrocchia dello Spirito Santo affidandola nelle mani di don Matteo Lotesoriere. L’8 febbraio 1705 nell’aula magna del palazzo episcopale, alla presenza del vescovo Benedetto Milazzi (1679-1706), il procuratore ricordava ai presenti che la chiesa dello Spirito Santo era filiale della cattedrale e che spettava al capitolo designarne i parroci allora individuati in Giacomo Oronzo Cellie e Domenico Erriquez. Per tutto il XVIII secolo i sacerdoti sono stati scelti in modo attento e comunque garantiti dal fatto di essere stati indicati dalla maggioranza dei componenti del capitolo e che l’elezione non era mai precostituita. Il 1792 segna una svolta importante per la chiesa, eretta a regia parrocchia grazie al vescovo Giovan Battista Brancaccio (1792-94). Da allora e sino al 1854 i parroci saranno nominati dalla corona.
Nel secolo XX si hanno i primi lavori di restauro per volere di don Onofrio Laghezza, che il 17 agosto 1906 ottiene dal sindaco di Ostuni il permesso per poter utilizzare la chiesa della Santissima Annunziata per tutta la durata degli interventi programmati su quella dello Spirito Santo. Altri ne seguiranno il 1973 allorché si realizzò l’altar maggiore in onice del Pakistan e si rivestirono: in marmo le pareti del presbiterio, con lastre di granito il pavimento.
Il monumento seicentesco ha conservato fino ai giorni nostri il suo volto originario, almeno nelle parti esterne. Le masse architettoniche e le membrature dell’edificio sono rimaste inalterate, mentre sono andate distrutti gli antichi elementi di arredo. All’esterno la chiesa e l’annessa sacrestia si presentano come un complesso architettonico dalle dimensioni modeste. L’interno è a navata unica, con copertura a volta e con in fondo il catino absidale. La chiesa è stata fatto oggetto di diversi interventi di consolidamento e restauro concernenti prevalentemente gli interni e la copertura dell’edificio. I lavori più consistenti furono eseguiti agli inizi del novecento, nel biennio 1906-1907, ed ebbero una tale portata da cancellare interamente quasi ogni traccia del volto seicentesco della chiesa per opera dell’architetto Tanzarella. I lavori di consolidamento e restauro servirono soprattutto a porre un freno al degrado della struttura provocato dall’umido.
L’esterno della chiesa è a campo unico con paraste laterali leggermente aggettanti. La facciata è coronata da un frontone spezzato con al centro lo stemma lapideo del vescovo Meligne e il millesimo 1637. Due volute laterali raccordano la parte centrale del frontone con lo stemma lapideo.
Il portale è molto più antico della chiesa essendo stato realizzato nel 1450 e originariamente situato sul frontespizio della chiesa di Ognissanti, dapprima situata in piazza del Moro, attuale piazza Sansone, poi riedificata nel 1713 nell’attuale largo di piazza della Libertà, quindi definitivamente abbattuta nel 1870. L’architetto Ferdinando Ayroldi recuperò allora il portale e lo inserì sul prospetto di Santo Spirito. Si tratta di un portale con lunetta e cuspide. Nella lunetta si trova scolpita a rilievo la Dormitio Mariae con la Vergine sul letto di morte vegliata dagli apostoli e dagli angeli e con ai piedi del letto in atteggiamento orante il committente dello stesso da Luigi Greco individuato nella persona del vescovo Nicolò de Arpone (1437-70). Sopra la lunetta è la rappresentazione della Vergine assunta in cielo. Sulla trabeazione è la scena dell’Annunciazione con l’angelo a sinistra e la Vergine a destra.
Gli interni della chiesa, ad unica navata con volta in pietra lunettata, conservano poche opere di pregio artistico. L’architettura è sobria e i quattro altari della navata sono tutti uguali nello schema compositivo. I commessi marmorei sono decorati.
Il primo altare a sinistra conserva nella nicchia la statua lignea di Sant’Oronzo, festeggiato in questa chiesa dal 1657-7, raffigurato nell’abito degli oblati. Il manufatto è seicentesco ed è stato realizzato intorno al 1670 su commissione dei padri del collegio di San Carlo Borromeo cui era commessa la cura del santuario di Sant’Oronzo.
Il secondo altare è dedicato a Sant’Anna ed è arricchito dalle statue in cartapesta della Madonna bambina e di Sant’Anna realizzate il 1907 dal maestro leccese Raffaele Carretta. Alle spalle dell’altar maggiore, in una nicchia marmorea, sono le statue in cartapesta della Madonna del Rosario di Pompei, seduta in trono, fiancheggiata dai santi Domenico e Caterina da Siena. A sinistra del presbiterio è la statua lignea dell’Addolorata, del XIX secolo, di autore ignoto. A destra dell’altare maggiore è la statua in cartapesta di Santa Rita, del 1973, commissionata da don Giacomo Prudentino alla bottega dei Guacci di Lecce. Sul lato destro della navata, in nicchia, è il fonte battesimale con le statue di San Giovanni e del Cristo.
Sul primo altare è la settecentesca statua lignea della Madonna del Buon Consiglio, con abito intero di lama d’argento ricamato in oro, con piccola veste al bambino della stessa forma, entrambi con argentee corone, padiglione di seta e manto di armonioso celeste ricamato d’argento. Nella nicchia del secondo altare sono custodite le statue di cartapesta del Sacro Cuore di Gesù e di Santa Margherita. Sulla parete a sinistra è collocato il dipinto raffigurante la Vergine col Bambino, attribuibile a fra Giacomo da San Vito (+1667), innanzi cui sono le statue raffiguranti Sant’AnnaSan Gioacchino e San Giuseppe. È l’unica tela esistente nella chiesa dello Spirito Santo ed è probabile che ornasse l’altare di Sant’Anna visitato nel 1707 dal vescovo Bisanzio Fili (1707-20). In chiesa si conserva una statua in legno del Cristo Risorto, documentata per la prima volta negli atti di santa visita del 1876 dell’arcivescovo Luigi Maria Aguilar.
La statua di San Francesco Saverio, in cartapesta, apparteneva alla famiglia Ayroldi. La statua in legno di Santa Filomena, ora da considerarsi perduta, fu commissionata nella prima metà dell’ottocento da don Salvatore Melles. Si ha notizia anche di una statua in legno, pure perduta, di Santa Maria della Grazia, commissionata nel 1791 a un ignoto artista napoletano dalla confraternita della Natività della Vergine.
Un’antica campanella e una statua in cartapesta dell’Immacolata, non firmata, della prima metà del novecento, in sacrestia, completano il repertorio degli oggetti d’arte esistenti nella chiesa.
Presso la chiesa operò la confraternita della Natività di Nostra Signora, sorta nel maggio del 1629, durante l’episcopato di Vincenzo Meligne su sollecitazione di don Pietro Carella. In essa le regole della confraternita erano le stesse della congregazione napoletana sotto lo stesso titolo. La sua organizzazione prevedeva un rettore e due priori, uno ecclesiastico e l’altro laico, col compito di amministrare le rendite, concedere prestiti, accettare legati, acquistare e scambiare beni, visionati dagli ufficiali e da due razionali. Nel 1641 si realizza la tomba comune. Della confraternita fanno parte prevalentemente artigiani, piccoli possidenti e contadini. Dalla documentazione disponibile risulta che non ci sono tra gli affiliati cittadini appartenenti al ceto dei nobili.
Sono i confratelli a preoccuparsi di custodire il sacro edificio, di provvedere agli arredi, alle suppellettili, a tutto ciò che necessita per le sacre funzioni e alla manutenzione dell’intero complesso. La chiesa non ebbe inizialmente che dei semplici curati da identificarsi con gli assistenti spirituali della confraternita, che ricevé riconoscimento giuridico il I luglio 1777. Nella prima metà dell’Ottocento il sodalizio, composto inizialmente da affiliati d’entrambi i sessi, si divide: alla confraternita dello Spirito Santo, formata solo da uomini, si affianca quella femminile di Sant’Anna. Agli inizi del Novecento, quando ci furono notevoli lavori di restauro nella chiesa dello Spirito Santo la confraternita si spostò alla Santissima Annunziata. Attualmente il pio sodalizio si è ridotto a pochi confratelli ed è sul punto di estinguersi.