La prima menzione che si ha di una chiesa sotto questo titolo e nello stesso luogo ove sorge quella attuale, risale al 1568. Si trattava poco più di una cappella posta fuori delle mura, di circa sette metri per quattro, coperta da una lamia a spiculo, cioè da una volta a crociera e dalle caratteristiche architettoniche locali.
L’introduzione e la diffusione del culto di san Rocco a Locorotondo e la conseguente fondazione di una chiesa in suo onore si vuole siano avvenute in seguito allo scampato pericolo di un contagio da una epidemia di peste scoppiata tra il 1690 ed il 1691 in alcuni paesi costieri poco distanti da qui. Questa ipotesi comporta, però, una discordanza di date visto che una chiesa dedicata al Santo esisteva da almeno un secolo. Secondo una credenza popolare, invece (sopravvissuta nella vicina città di Ceglie Messapica e raccolta dallo studioso Scatigna-Minghetti), pare che tutto ciò sia dovuto all’iniziativa di un devoto locorotondese, il quale avrebbe avuto una visione di san Rocco, presso una cappellina, sulla via del ritorno da un pellegrinaggio che l’uomo aveva compiuto presso la chiesa del Santo in quella città.
Nel 1804 la primitiva chiesa venne demolita per far posto alla nuova, a croce greca cupolata ed absidata, dalle forme più classiche. Dopo circa un settantennio (nel 1872) il nuovo edificio venne alterato con un avanzamento della parte anteriore di pochi metri oltre il filo stradale di via Cavour, allora detta Borgo San Rocco. Ciò, se da un lato procurò un lieve aumento di spazio all’interno e la conseguente possibilità di erigere una cantoria giusto sopra l’ingresso, dall’altro significò la perdita dell’originaria facciata e, con essa, delle quattro statue degli Evangelisti qui collocate dopo lo smembramento del cinquecentesco polittico liteo della Pietà, esistente nella vecchia Chiesa Madre.
Lo storico locorotondese Angelo Convertini (1771-1831), parlando della nuova chiesa di san Rocco, ovviamente prima dell’ampliamento del 1872, la descrive costruita sul modello della Rotonda di Roma (Pantheon).
E’ ovvio, che non potendoci essere alcuna similitudine con il celebre edificio a livello planimetrico, lo storico ha sicuramente inteso riferirsi alla veduta frontale dell’edificio che si ha scendendo dall’attuale Corso Umberto I. Di conseguenza possiamo immaginare che la facciata del 1804 fosse caratterizzata da uno schema classico a timpano impostato su un colonnato, il tutto di altezza inferiore all’attuale, in modo da lasciare in vista la retrostante cupola su tamburo.
All’interno sono da vedere: a destra dell’ingresso una tela del 1854 raffigurante san Rocco fra gli appestati, del pittore locorotondese Antonio Vito Semeraro; più avanti, sempre a destra, vi è una tela settecentesca di san Francesco da Paola e di fronte un’immagine di santa Irene sullo sfondo di una città costiera. Ai lati del presbiterio troviamo due statue in pietra smaltata, di fattura settecentesca di sant’Eligio e sant’Oronzo. Nella nicchia sovrastante l’altare è collocata la statua lignea di san Rocco, scolpita a Napoli nel 1792.
Proseguiamo sempre per via Cavour fino al piccolo largo di Bonifacio, dove, a sinistra, si conserva un tratto di strada con antiche case a cummerse che costituivano l’antico borgo sorto lungo la via che uscendo dalle mura conduceva, attraverso largo san Pietro, verso la chiesa della Madonna della Catena.