Il cammino sinodale italiano è stato strutturato in tre fasi:
I. fase narrativa, I e II anno, dedicata all’ascolto;
II. fase sapienziale, quest’anno, per il discernimento attraverso il frutto dell’ascolto
operato, per pervenire a proposte concrete e fattibili da offrire alla
III. fase, quella profetica, per dare forma ad un progetto.
Ovviamente le tre fasi non sono separabili tra di loro, ma si intrecciano e si richiamano.
Ad accompagnare questa seconda fase sapienziale ci sarà l’icona di Emmaus, così
come già presentataci dall’Arcivescovo.
Sullo stile di Gesù l’ascolto delle realtà e delle esperienze è un primo passo che ci apre
ora al lavoro di discernimento.
La prima fase, quella narrativa, si è servita dei Gruppi Sinodali, nel I anno, e dei
Cantieri, nel II anno.
L’esperienza del primo anno del cammino sinodale ha messo a fuoco il valore
dell’ascolto della realtà, nella vita dei membri del popolo di Dio e di coloro che sono
ai margini dell’esperienza ecclesiale. Questo ascolto ha fatto maturare la
consapevolezza di considerare la vita degli uomini e delle donne di oggi luogo
teologico, esperienza nella quale riconoscere l’azione dello Spirito. In alcune realtà
questo ha permesso una grande apertura al territorio, solcando strade di collaborazione
e confronto finora inedite.
All’inizio dell’anno pastorale il Consiglio Pastorale Diocesano, insieme con l’Equipe
diocesana per il cammino sinodale e gli Uffici pastorali diocesani, hanno scelto di
attivare nella nostra diocesi tre cantieri, mettendo a fuoco, in ciascuno di essi, alcuni
aspetti peculiari della sintesi diocesana del primo anno della fase narrativa. In
particolare, i cantieri scelti sono stati i seguenti:
a) Cantiere dei cercatori: è il cantiere nel quale si è continuato ad ascoltare e
progettare insieme alle diverse realtà presenti sul territorio.
b) Cantiere della corresponsabilità: è il cantiere nel quale si è approfondito
l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie, l’autentica partecipazione e
corresponsabilità alla vita comunitaria, e soprattutto si è potuto verificare
lo stato di salute degli organismi di partecipazione;
c) Cantiere del servizio che nasce dall’ascolto, il cui obiettivo era quello di
riconnettere la diaconia con la sua radice spirituale. Era il cantiere che
maggiormente si collegava alla traccia di lavoro pastorale annuale
dell’Arcivescovo.
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Il lavoro delle vicarie è stato accompagnato dalla stesura di un Vademecum
diocesano.
Anche per la sintesi di questo secondo anno è stato chiesto, ad ogni vicaria, di vivere
un momento di verifica con il Consiglio Pastorale Vicariale, a partire dalla traccia
elaborata dall’équipe diocesana. Tenendo conto di quanto emerso, riteniamo di dover
evidenziare innanzitutto alcune considerazioni generali:
– i cantieri, nel loro modo di strutturarsi, non sono stati compresi pienamente. I
cantieri dovrebbero costituire il punto di arrivo di un processo che partendo
dall’ascolto e attraverso il discernimento comunitario perviene a progetti e
percorsi comuni e condivisi, per un rinnovamento della pastorale missionaria;
– si è rilevata una minore adesione e partecipazione al cammino sinodale e una
certa disaffezione;
– ciò ha fatto emergere come il discernimento comunitario non è ancora un
processo pienamente realizzabile nella nostra realtà ecclesiale.
Positivamente:
– In alcune vicarie si sono costituite delle piccole équipe in seno al Consiglio
pastorale vicariale, al fine di scegliere, pensare e strutturare i cantieri da portare
avanti nella propria realtà territoriale.
– è cresciuta la consapevolezza che il cammino sinodale sta offrendo occasioni
per rendere più missionaria la pastorale ordinaria.
– Vi è stata una maggiore presenza delle famiglie,
– la crescita nella capacità di ascolto,
– una entusiasta partecipazione alla formazione diocesana,
– la costruzione di una rete ecclesiale che ha favorito una relazione continua tra
parrocchia/vicaria/diocesi.
Il cantiere diocesano
Il terzo cantiere, quello del servizio che nasce dall’ascolto, ha raccolto le
indicazioni presenti nelle Linee di lavoro dell’arcivescovo Caliandro per questo anno
pastorale ed ha visto, nella Settimana teologica 2023 vissuta nel mese di gennaio, il
suo primo passo.
Ad oggi, esso è effettivamente diventato un iniziale laboratorio di progettazione per
le linee pastorali diocesane dei prossimi anni, coinvolgendo, a diversi livelli, il
Consiglio Pastorale Diocesano, gli Uffici pastorali diocesani e l’Equipe sinodale.
Alcuni NODI CRITICI che riguardano oggi la nostra realtà pastorale:
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– Ci troviamo immersi in una cultura dell’attivismo e dell’efficientismo che
non favorisce l’ascolto, la profondità delle relazioni, i tempi lunghi e la capacità
riflessiva.
– Occorre prestare maggiore attenzione alle resistenze al cambiamento, allo stile
sinodale della Chiesa, alle esigenze di rinnovamento che l’annuncio del vangelo oggi
chiede alle comunità parrocchiali.
– Una resistenza maggiormente spiccata nei presbiteri, ma che riguarda spesso anche
i laici impegnati nelle parrocchie o negli uffici diocesani. È necessario mettere a tema
questa questione per affrontarla con chiarezza;
– si ritiene necessaria una radicale revisione degli itinerari (iniziazione
cristiana, percorsi per adolescenti, ecc.);
– Pur riconoscendo la centralità dei Consigli Pastorali, alcune parrocchie non
hanno ancora il Consiglio Pastorale;
I passi per il futuro devono essere caratterizzati da tre atteggiamenti: a)
consapevolezza del primato della Parola; b) lo stile dell’essenzialità; c) puntare su
proposte pastorali di qualità, più che “sul fare” in quanto tale.
Nel concreto è emerso:
– rivalutare l’aspetto comunitario della formazione (laici e presbiteri
insieme); è stata sottolineata l’importanza di vivere una formazione permanente per
tutti, preti e laici;
– la necessità di una formazione liturgica diocesana;
– la formazione su identità e compiti degli organismi di partecipazione e
sul discernimento comunitario e sulla gestione dei conflitti;
– valorizzare la proposta culturale-teologica-pastorale per i laici.
– imparare a gestire gli incontri e la progettazione dei Consigli Pastorali e dei
Gruppi di lavoro;
– percorsi di “Scuola della Parola”; lectio divina.
Alla luce della sintesi diocesana che vi ho sommariamente presentata, l’Equipe
diocesana per il cammino sinodale si è incontrata per vagliare e proporre, alla luce
delle Linee dell’Arcivescovo per il cammino pastorale, “Cantiere Chiesa. Artigiani
di comunità”, alcune delle esigenze e richieste che i cantieri attivati l’anno scorso
hanno fatto pervenire. E’ da rimarcare che il cammino sinodale non è altro rispetto
alle “Linee per il cammino pastorale 2023-2024” proposto dall’Arcivescovo. Queste
richiamano e attualizzano concretamente per il nostro cammino diocesano quanto ci
è richiesto dalla CEI con le “Linee guida” per la fase sapienziale.
Inoltre, quanto andrò a presentare non è un lavoro in più o a laterae, rispetto al
cammino pastorale ordinario delle nostre Comunità, ma ha l’intento di aiutare ad
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imprimere ad esso uno stile sempre più sinodale.
Le “Linee guida per la fase sapienziale” proposteci dalla CEI per questo anno
pastorale, tenendo conto dell’ampio ascolto dei due anni precedenti, ci indicano 5
macrotemi, con all’interno dei sottotemi:
1. La missione secondo lo stile di prossimità (per rinnovare strutture, tempi e modi
della pastorale perché le nostre Comunità siano spazi e luoghi di ospitalità);
2. Il linguaggio e la comunicazione (perché il linguaggio incroci i vissuti e le
ricerche di senso delle persone, per costruire una fraternità culturale e con i giovani
spazi di riflessione e crescita);
3. La formazione alla vita e alla fede (educazione come sfida che chiama in causa
l’intera comunità ecclesiale per una crescita della persona e della vita cristiana);
4. La sinodalità e la corresponsabilità (per riconoscere la diversa ministerialità di
ciascun battezzato e perché gli organismi di partecipazione divengano spazi di
autentico discernimento comunitario);
5. Il cambiamento delle strutture (siano esse materiali, amministrative, pastorali,
per passare da una “pastorale degli eventi” ad una “pastorale della vita quotidiana”.
Il vescovo, avvalendosi del discernimento del CPD, sceglierà il tema o i temi o i
sottotemi in essi contenuti, tenuto conto di quanto emerso dalla sintesi diocesana
della fase narrativa.
Come si evince dal titolo stesso delle Linee pastorali dell’Arcivescovo, si è scelto di
conservare la struttura dei Cantieri. Le Comunità Parrocchiali, se lo desiderano,
possono continuare con i cantieri da loro attivati. Ma, principalmente, i Cantieri
saranno gli organismi di partecipazione: i CPP, i CPV, il CPD e il Consiglio
Presbiterale, deputati, essi per primi, al discernimento comunitario.
– Alla luce di quanto evidenziato nella Sintesi diocesana in merito ai CPP, non sempre
ovunque presenti e operanti, dovendo ormai procedere al loro rinnovo,
contemporaneamente agli altri organismi, proponiamo che il loro rinnovo sia
preceduto da 1 o 2 incontri di formazione, mediante assemblea parrocchiale, con a
tema la comunione-sinodalità della Chiesa, la corresponsabilità di tutto il popolo di
Dio, identità e ruolo del CPP e del CPAE.
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Ci diamo anche dei tempi ben precisi per il loro rinnovo: ottobre-novembre per il
rinnovo del CPP e del CPV, dicembre per il CPD, in modo tale che in gennaio-
febbraio e marzo siano attivati i cantieri; naturalmente, i CPP, una volta rinnovati,
possono già iniziare a lavorare.
Poiché il CPP sarà il cantiere deputato al discernimento comunitario, si suggerisce di
valorizzare e promuovere alcune presenze atte a favorire questo processo con una
capacità di leggere e interpretare la realtà e gli eventi alla luce della Parola di Dio e
dell’esperienza di fede, per una riflessione e progettazione concreta, possibile e
fattibile.
– A tal fine, come si è operato nel passato per i facilitatori dei Gruppi sinodali, si
propone una formazione al discernimento, indirizzata al Presidente e Coordinatore
del CPP e ai facilitatori dei Cantieri.
– La conversione pastorale, obiettivo dichiarato di tutto il cammino sinodale, e
particolarmente della fase sapienziale, richiede sì la conversione comunitaria, ma
primariamente quella personale di tutti i soggetti coinvolti. Dando seguito a quanto
emerso dai Cantieri, proponiamo qualche incontro tra i sacerdoti per recuperare
quell’ascolto-confronto reciproco sulla sinodalità che per varie ragioni, inclusa la
pandemia, non c’è stato. La proposta prevede un incontro plenario sulla nuova
identità e ministerialità del presbitero che il cammino sinodale richiede, e un paio di
incontri a livello vicariale.
Siamo tutti convinti che la sinodalità non è semplicemente un aspetto della Chiesa
messo a tema in questi anni per prepararci a celebrare il Giubileo del 2025, dopo il
quale gireremo pagina, né semplicemente uno stile della pastorale o una sua
strategia, bensì essa è parte costitutiva della Chiesa, quasi suo DNA, che coinvolge
tutte e quattro le sue note. Possiamo dire che la sinodalità è l’altro nome della
comunione-missione della Chiesa e pertanto abbiamo aperto dei cantieri che mai più
si chiuderanno. E allora, a noi tutti, coraggio e buon lavoro!!!