C’è tutta la bellezza e la complessità della famiglia, anche nelle sue sfumature più grigie, nella Amoris laetitia, la corposa Esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco che segna la conclusione del non facile cammino di riflessione intrapreso nelle due assemblee dei vescovi del mondo.
Nove capitoli, oltre 300 paragrafi, 260 pagine, circa due anni per elaborarla: nell’attesissimo testo, che reca la data non casuale del 19 marzo, Solennità di San Giuseppe, riecheggiano i risultati delle Relazioni finali dei Sinodi 2014 e 2015, come pure i documenti e gli insegnamenti dei predecessori: Giovanni Paolo II, in particolare, con la sua Familiaris Consortio, Paolo VI con la storica Humanae Vitae, Benedetto XVI con la Deus Caritas Est.
Si ritrovano inoltre alcuni passaggi forti delle catechesi sulla famiglia che lo stesso Francesco ha svolto durante le Udienze del mercoledì, propedeutiche a far accogliere questo documento che già si prospetta come uno dei capisaldi del suo magistero. Non mancano i contributi dei fedeli e delle diverse Conferenze Episcopali del mondo.
Tutto a voler dimostrare che per parlare di famiglia “non esistono semplici ricette”, ma bisogna ampliare lo sguardo e adottare un discernimento che, per quanto possibile, rifletta sul “caso per caso”. Perché, scrive il Papa, “non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero”, ma anzitutto con l’amore. La gioia dell’amore, appunto.
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