Novembre

Generattivati
Quando ho dovuto scegliere il libro, il film, la canzone e poi la poesia del mese sul tema del “desiderio”, ho avuto parecchie difficoltà, come quando ti trovi davanti alla vetrina dei gelati, vuoi provare dei gusti nuovi, e sei diviso tra: “frutta” o “creme”? La mia vetrina dei gelati da sempre è Google: “desiderio”, “generatività”.
La mente fa dei voli pindarici assurdi e Google non è servito a niente. Tutti i puntini si sono collegati in pausa pranzo, quando un collega ha urlato (non so manco perché!?): «La ricerca della felicità!». Volevo parlare di Steve Jobs , e ho subito pensato che sia lui che Chris Gardner desideravano costruire qualcosa: Jobs desiderava costruire nuovi prodotti per cambiare la vita delle persone, Chris desiderava costruire una vita migliore per il figlio. Dall’altra parte del mondo invece, a casa nostra per intenderci, Niccolò Fabi ha musicato il desiderio di costruire, mentre Franco Arminio ha invitato i ragazzi del Sud a mettere da parte le velleità creative e dare vita ai propri desideri.
Desiderio, costruire, capa tosta e talvolta rinunciare alla perfezione!
E tu hai un desiderio? L’hai realizzato?
 

Novembre 1 settimana
LIBRO
2 settimana
FILM
3 settimana
CANZONE
4 settimana
POESIA
Conclusione
  Steve Jobs di Walter Isaacson – Mondadori 2011 La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness) Costruire  Niccolò Fabi Lettera ai ragazzi del Sud di Franco Arminio da Cedi la strada agli alberi GENERATTÌVATI

Franco Arminio – Lettera ai ragazzi del Sud

da Cedi la strada agli alberi
 
Lettera ai ragazzi del Sud
Cari ragazzi,
abitate da poco una terra antica,
dipinta con le tibie di albe greche,
col sangue di chi è morto in Russia, in Albania.
Avete dentro il sangue il freddo delle navi
che andavano in America,
le grigie mattine svizzere dentro le baracche.
Era la terra dei cafoni e dei galantuomini,
coppole e mantelle nere,
era il Sud dell’osso, era un uovo, un pugno di farina,
un pezzo di lardo.
Ora è una scena dissanguata,
ora ognuno è fabbro della sua solitudine
e per stare in compagnia si è costretti a bere
nelle crepe che si sono aperte tra una strada e l’altra,
tra una faccia e l’altra.
Tutto è spaccato, squarciato, separato.
Sentiamo l’indifferenza degli altri
e l’inimicizia di noi stessi.
Uscite, contestate con durezza
i ladri del vostro futuro:
sono qui e a Milano e a Francoforte,
guardateli bene e fategli sentire il vostro disprezzo.
Siate dolci con i deboli, feroci con i potenti.
Uscite e ammirate i vostri paesaggi,
prendetevi le albe, non solo il far tardi.
Vivere è un mestiere difficile a tutte le età,
ma voi siete in un punto del mondo
in cui il dolore più facilmente si fa arte,
e allora suonate, cantate, scrivete, fotografate.
Non lo fate per darvi arie creative,
fatelo perché siete la prua del mondo:
davanti a voi non c’è nessuno.
Il Sud italiano è un inganno e un prodigio.
Lasciate gli inganni ai mestieranti della vita piccola.
Pensate che la vita è colossale.
Siate i ragazzi e le ragazze del prodigio.
 
Commento
Parlare di poesia nel 2019, quando il massimo della poesia è una citazione su foto supermegafiltrata accompagnata da sguardi ammiccanti e pose da cartellone pubblicitario di Intimissimi, è davvero difficile. Ed è ancora più complicato per me che sono davvero digiuna di poesia. Parlo di poesia contemporanea, non quella studiata al Liceo e parafrasata nei compiti in classe. Nello scenario descritto poco fa si incastrano, come perle nelle ostriche, i versi di Franco Arminio, l’autore di questa poesia dedicata ai giovani del Sud.
In un’intervista Franco Arminio alla domanda Cos’è per te la poesia?” ha risposto: «Potrei dire che la poesia è una sorta di perenne riparazione, una lotta contro l’evanescenza del tempo, lo sfiatamento della giornata. Potrei anche dire un’arma per scavare nel male tentando di tirarlo fuori, come una chirurgia fai da te». Lettera ai ragazzi del Sud esprime in pieno questo pensiero.
Ogni giorno, la strada che mi porta da casa a lavoro e viceversa, è il nastro che avvolge i miei pensieri. Intorno i colori della terra che cambia, del sole ormai sveglio, della nebbia fittissima, dei tramonti immensi e infiniti. I fumi delle centrali. Noi ragazzi del Sud non siamo come gli impiegati del film “La ricerca della felicità”, quelli della scena iniziale e finale che corrono a lavoro e non vedono l’ubriacone sull’asfalto, ma viviamo nelle nostre solitudini. La solitudine di chi ha scelto di di rimanere, la solitudine di chi è andato via dopo il diploma e non è più tornato, la solitudine di chi ha scelto di partire. I versi di Arminio, nella parte iniziale, sono lenti come il traffico sulla statale Brindisi-Lecce all’incrocio della morte per i perenni lavori in corso. Il poeta di Bisaccia descrive la storia di questa terra antica e mentre ti sembra di ascoltare i racconti dei nonni che mangiavano la polenta in un piatto, ecco che irrompe la “scena dissanguata…”.
L’invito di Franco Arminio è quanto mai azzeccato “Uscite, contestate con durezza i ladri del vostro futuro…” e ancora “Uscite e ammirate i paesaggi”. Perché siamo “in un punto del mondo in cui il dolore più facilmente si fa arte”. Ma non dobbiamo trasformare tutto in una bella fotografia  photoshoppata da condividere sui social perché noi viviamo il Sud, e “darsi arie creative” non è generativo. Siamo la “prua del mondo” e il Sud visto dalle fotografie è solo un inganno se non ci rimbocchiamo le maniche!
 
Chi è Franco Arminio?
Franco Arminio è nato e vive a Bisaccia, in provincia di Avellino. Poeta, scrittore, regista e paesologo. La paesologia è lo studio dei Paesi. I critici lo hanno definito neorealista accostandolo alla figura di Pasolini, mentre per altri è un meridionalista come Carlo. Levi. Fa il maestro. Collabora con Il Manifesto, Il Fatto Quotidiano e il Corriere della Sera. La rete è disseminata di versi e di foto di Franco Arminio che cura anche un blog “Comunità provvisorie”. Tra le opere più significative di Franco Arminio ci sono Terracarne (Mondadori, 2011), Viaggio nel cratere (Sironi 2003) e Geografia commossa dell’Italia interna (Bruno Mondadori 2013).
 
Cedi la strada agli alberi
Editore: Chiarelettere
Anno edizione: 2017
In commercio dal: 2 febbraio 2017
Pagine: 160 p., Brossura
Infinita la produzione in versi del paesologo di Bisaccia. La poesia “Lettera ai ragazzi del Sud” è tratta dalla raccolta “Cedi la strada agli alberi”. Nella prima sezione è contenuto un vero e proprio omaggio ai paesi che ha visitato negli anni, mentre nella seconda sezione sono stati inseriti componimenti amorosi (in cui spiccano i versi dedicati ai corpi femminili). Segue la sezione dedicata agli affetti familiari e chiudono questa raccolta alcune riflessioni sulla poesia. La poesia di Franco Arminio è diretta, non utilizza giochi di parole o abbellimenti di alcun tipo, perché la sua “missione” è quella di descrivere il mondo, così com’è.
 

Costruire – Niccolò Fabi

Video

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 Testo
Chiudi gli occhi
immagina una gioia
molto probabilmente
penseresti a una partenza
Ah si vivesse solo di inizi
di eccitazioni da prima volta
quando tutto ti sorprende e
nulla ti appartiene ancora
Penseresti all’odore di un libro nuovo
a quello di vernice fresca
a un regalo da scartare
al giorno prima della festa
Al 21 marzo al primo abbraccio
a una matita intera la primavera
alla paura del debutto
al tremore dell’esordio
ma tra la partenza e il traguardo
Nel mezzo c’è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere
è potere rinunciare alla perfezione
Ma il finale è di certo più teatrale
così di ogni storia ricordi solo
la sua conclusione
Così come l’ultimo bicchiere l’ultima visione
un tramonto solitario l’inchino e poi il sipario
tra l’attesa e il suo compimento
tra il primo tema e il testamento
Nel mezzo c’è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere
è potere rinunciare alla perfezione
Ti stringo le mani
rimani qui
cadrà la neve
a breve
Ti stringo le mani
rimani qui
cadrà la neve
a breve
 
Commento
Perché ho scelto “Costruire” di Niccolò Fabi per parlare di desiderio? Devi sapere che la traccia è stata utilizzata in un gruppo di Songtherapy. Uno dei partecipanti ha proposto l’ascolto condiviso di questo brano che fa parte della raccolta “Novo Mesto” uscita nel 2006 ed è diventata una canzone terapeutica a tutti gli effetti perché tante sono state le emozioni provate da quel gruppo di persone. La musica infatti è uno degli strumenti migliori per superare i momenti difficili. Lo sai anche tu che mentre leggi hai cliccato “play” sul video e stai ascoltando “Costruire”.
La melodia semplice unita al testo potente di questo piccolo capolavoro, riannoda i fili di qualsiasi esistenza, della mia e anche della tua. All’inizio Niccolò Fabi ti invita a chiudere gli occhi, ad immaginare una gioia. La prima cosa che viene in mente è sempre la partenza, che in questo caso non è intesa come un viaggio vero e proprio. Infatti subito dopo si parla di “inizi”. Potresti anche essere tratto in inganno pensando che questa sia una canzone sull’amore, ma non è così, si parla di tutte le prime volte. Tra le righe di una canzone uno ci vede quello che vuole, io ci vedo l’inizio di un nuovo progetto, o meglio: il desiderio di realizzarlo. Quando ho dovuto scegliere il libro, il film, la canzone e poi la poesia del mese sul tema del “desiderio”, ho avuto parecchie difficoltà, come quando ti trovi davanti alla vetrina dei gelati, vuoi provare dei gusti nuovi, e sei diviso tra “frutta” o “creme”? La mia vetrina dei gelati da sempre è Google: “desiderio”, “generatività”.
Da piccolo desideravi fare il calciatore, il veterinario, la giornalista, la maestra. Forse ci sei riuscito, oppure hai cambiato i tuoi piani, ti sei rimboccato le maniche e hai affrontato imprevisti. “Costruire” si può definire una delle canzoni manifesto della generazione dei 30/40enni, una vita a rincorrere desideri con un finale che non è teatrale.
Chi è Niccolò Fabi?
Niccolò Fabi è nato a Roma il 16 maggio del 1968. Nel 1996 ha debuttato a Sanremo con “Dica” ma è il brano “Capelli” proposto l’anno successivo che gli è valso il Premio della Critica nella sezione Nuove Proposte (Vivo per sempre insieme ai miei capelli!). Tantissimi i successi musicali di Niccolò Fabi come “Lasciasi un giorno a Roma”, “Se fossi Marco” e “Il negozio di Antiquariato”. Indimenticabile la collaborazione con Max Gazzè per “Vento d’estate” (…io vado al mare voi che fate?). Le melodie di Niccolò Fabi sono lontane dal pop tipicamente italiano, sono ricercate e raffinate.
Nella sua vita c’è stato un grande lutto, la figlia Olivia, a soli 22 mesi è scomparsa in seguito ad una forma acuta di meningite. Il cantautore ha saputo trasformare il dolore per la morte della figlia in un nuovo inizio. Ha costruito qualcosa di speciale, proprio come nel pezzo che ho proposto. In memoria della figlia ha organizzato con concerto per raccogliere fondi. “Parole di Lulù” è oggi una fondazione che supporta e promuove progetti per il mondo dell’infanzia. L’11 ottobre 2019 è uscito il nuovo album di Niccolò Fabi “Tradizione e sentimento” e dopo “Costruire” (oggi che è lunedì e siamo ancora in tema di “desiderio”…) ti consiglio di ascoltare “A prescindere da me”: «Non è finita, non è finita. Può sembrare ma la vita non è finita. Basta avere una memoria ed una prospettiva a prescindere dal tempo».

 

La ricerca della felicità

(The Pursuit of Happyness)

Video trailer:

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Trama
La ricerca della felicità è un film che ha convito tutti, critica e pubblico, e ha risollevato dalla crisi le aziende produttrici di fazzolettini di carta, perché sono stati versati fiumi di lacrime. Il titolo del film fa riferimento alla dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America ed è ispirato alla storia di Chris Gardner, interpretato da Will Smith.
Tutto è ambientato negli anni ‘80. Chris è un padre di famiglia che non riesce a sbarcare il lunario e decide di investire i risparmi di una vita per acquistare degli scanner per rilevare la densità ossea. Purtroppo l’impresa si rivela un fallimento perché i medici non ritengono utili quelle apparecchiature. Un giorno tutto cambia: Chris incontra un uomo che scende dalla sua Ferrari rosso fiammante e gli chiede “che lavoro fa e come si fa”: è un broker. Chris che aveva avuto sempre buon intuito per gli affari decide di diventare anche lui un broker e si fa assumere dalla stessa azienda di quell’uomo che aveva incontrato: la Dean Witter. Chris però è uno stagista e non ha uno stipendio, deve frequentare un corso di 6 mesi, al termine del quale saranno assunti solo 20 partecipanti. La moglie Linda, esasperata dalle privazioni e dai progetti fallimentari di Chris, decide di lasciarlo con il figlio di 5 anni. Da padre single Chris non riesce a gestire la situazione, viene sfrattato per morosità, gli viene confiscata l’auto per una serie di multe non pagate. Trova alloggio in un motel ma viene cacciato in malo modo dopo le richieste di pagamento del proprietario. In tutto questo Chris non si perde d’animo, passa molte notti dei dormitori per homeless e nei bagni della metropolitana, si divide tra la vendita degli ultimi scanner, il lavoro come stagista, e la cura del figlio. Quello che sorprende di questa incredibile storia di rinascita è che Chris non ha mai perso la sua dignità, lottando per raggiungere i suoi sogni e per dare una vita migliore al figlio.
Gabriele Muccino ha abbandonato le famiglie in crisi, i tradimenti e gli adolescenti italiani, calandosi nella realtà americana. Ispirato dalla storia vera di Chris Gardner che oggi è un imprenditore milionario, ha realizzato, a mio parere, uno dei film più intelligenti della sua carriera.
Commento
Cosa serve nella vita? A volte la “botta di lato b” (e conoscenze giuste) non basta. Servono tenacia e perseveranza. A dimostrarcelo è un’altra persona vera, in carne ed ossa: Chris Gardner.
«Fu in quel momento che cominciai a pensare a Thomas Jefferson, e alla dichiarazione d’indipendenza, quando parla del diritto che abbiamo alla vita, libertà e ricerca della felicità, e ricordo di aver pensato, come sapeva di dover usare la parola ricerca. Perché la felicità è qualcosa che possiamo solo inseguire, e che forse non riusciremo mai a raggiungere, qualunque cosa facciamo, come faceva a saperlo?».
Lo so che il lunedì la ricerca della felicità può sembrare un’utopia, ma se hai bisogno di una ricarica di autostima “think different”: «Se hai un sogno tu lo devi proteggere. Quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non la sai fare. Se vuoi qualcosa, vai e inseguila. Punto».
La generatività è intesa come la capacità di essere utile agli altri ed è facile immaginare come un padre di famiglia, come Chris Gardner, possa essere generativo. La vera sfida però è diventare generativi! I fiumi di lacrime versati durante la visione di questo film mi hanno sempre impedito di capire il significato nascosto in questa storia. Perché come per il Kinder Ceareli “C’è sempre qualcosa dietro!”. E’ scontato, dopo i titoli di coda, dire: «Inseguo i miei sogni!». Sai perché Chris Gardner è riuscito a realizzare il suo sogno? Perché ci ha creduto. Avrà avuto dei momenti di sconforto, ma non si è mai lagnato. Piangersi addosso infatti è la prima causa del fallimento dei nostri progetti. Il segreto del successo, come sostiene Chris Gardner “sta nel cercare qualcosa che ami così tanto che non riesci ad aspettare che il sole sorga per realizzarli”. Il motore della generatività di quest’uomo è stato l’amore per il figlio. Serve una forte motivazione per non abbandonare il proprio sogno e per non arrendersi davanti alle prime difficoltà. L’amore per un figlio è una motivazione.
Papa Francesco dice che la felicità non si compra al supermercato ma viene nell’amare e nel lasciarsi amare. Cercare il successo e vivere in modo egoistico dà un senso di appagamento, le cose effimere non danno la felicità. Chris Gardner, non a caso, oggi è spesso invitato a convegni motivazionali per diffondere speranza.
Generatività. Desiderio. Amore. Speranza.
Scheda film
Titolo originale: The Pursuit of Happyness
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Anno: 2006
Durata: 117 min
Genere: Biografico, drammatico
Regia: Gabriele Muccino
Interpreti e personaggi
Will Smith: Chris Gardner
Jaden Smith: Christopher Gardner
Thandie Newton: Linda
 

Steve Jobs

di Walter Isaacson (Mondadori 2011)

Le azioni generative per la sociologa Chiara Giaccardi implicano scelte soggettive e di senso, per dare inizio a qualcosa (che nessuno vede). La generatività infatti implica saper immaginare prima di sviluppare, vedere il potenziale, e aggiunge infine valore sociale. Probabilmente non stai ancora pensando alla famosa “melamorsicata”, continua a leggere e scoprirai perché ho scelto di parlare proprio di Steve Jobs e di proporti la lettura dell’unica biografia da lui autorizzata (Steve Jobs di Walter Isaacson, Mondadori 2011). Leggi questo libro se ti affascina la figura carismatica del visionario fondatore della Apple, se stai attraversando un momento difficile e pensi che in fondo non sia mai troppo tardi per realizzare il tuo sogno, oppure se sei un pettegolo e vuoi conoscere le sue folli abitudini alimentari!
Trama
Steve Jobs nel 2004 telefona a Walter Isaacson, il giorno dopo che gli è stato diagnosticato un tumore. Il giornalista rifiuta quella proposta, perché la carriera di Jobs è troppo altalenante, vuole parlarne tra una decina d’anni almeno. Isaacson, qualche tempo dopo, invia una mail a Jobs per chiedere se è vero quello che si dice sul logo della Apple come omaggio ad Alan Turing (nel libro è spiegato benissimo perché l’azienda è stata chiamata Apple. Spoiler: non è assolutamente romantico, ma brillante e geniale!). Inizia così una fitta corrispondenza virtuale. Walter Isaacson è uno scrittore, giornalista e biografo statunitense, già caporedattore del Time e amministratore delegato della CNN, oggi è presidente e amministratore delegato di Aspen Institute. Non uno qualsiasi insomma. Quando Jobs telefona ad Isaacson sugli scaffali delle librerie c’è la biografia di Benjamin Franklin e tra le mani ha la biografia di Einstein. Nel 2009 la moglie di Jobs contatta Isaacson dicendo che deve scrivere subito un libro su Steve. Diciotto mesi. Quaranta conversazioni. Steve Jobs ha collaborato attivamente alla sua biografia ma non ha mai controllato quello che stava scrivendo Walter Isaacson e non l’ha letta prima della pubblicazione. Ha persino incoraggiato parenti, amici, conoscenti e soprattutto i nemici, a raccontare la verità. Quello che ne viene fuori è il ritratto di un genio.
Commento
Qual è il messaggio di Steve Jobs? Avrei potuto scegliere la biografia di un medico che salva le vite o di chiunque altro, ma perché proprio Steve Jobs? Un uomo ossessionato dalla perfezione e dai suoi demoni, uno che non è stato proprio “stinco di Santo”. Uno che ha riconosciuto tardivamente la figlia. Che era freddo e cinico. Te lo dico in due parole: Think different. Non pensare al lato umano, ché non è certo un esempio da seguire. La sua storia, ha un valore istruttivo e ammonitorio, così come scrive Walter Isaacson.
L’opera di Steve Jobs racchiude tutte le fasi della generatività: desiderio, partorire, prendersi cura, lasciar andare. È partito tutto dal desiderio (unito ad una grande curiosità!). Pensare in grande e realizzare i propri desideri senza aspettare che le occasioni cadano dall’alto! La generatività come meta. Adesso stai sicuramente pensando a quel famoso discorso citato e stracitato, quello agli studenti dell’Università di Stanford del 2005 (per intenderci: quello di “Stay hungry, stay foolish!”). Quelle parole di Steve Jobs sono da copincollare su Paint e da usare come copertina di Facebook oppure su uno striscione da mettere all’entrata delle scuole superiori: «Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. Cuore e intuizioni sanno già, in qualche modo, quel che volete diventare».
Nella biografia si parla anche del rapporto di Steve Jobs con Dio (giusto perché questa rubrica si trova sul sito della Diocesi, mi sembra giusto parlarne!). I genitori non erano cristiani ferventi ma volevano comunque impartirgli un’educazione religiosa. Tutte le domeniche Steve Jobs frequentava la chiesa luterana. La sua famiglia acquistava anche il settimanale Life. Nel 1968 sulla copertina apparvero le immagini dei bambini del Biafra e Jobs la portò al catechismo. Affrontò il pastore chiedendo se Dio sapesse di quei bambini. La risposta non lo convinse affatto. Steve decise di non adorare più quel Dio che permetteva che i bambini morissero di fame. Per Jobs: «Il cristianesimo perde il suo intimo valore quando fa troppo assegnamento sulla fede anziché sul vivere come Gesù o sul vedere il mondo come lo vedeva Gesù». Non ti sembra che ci sia Qualcuno, anche oggi, che dice le stesse cose? Anche lui è un Grande Comunicatore. (Nb. Non a caso ho utilizzato le lettere maiuscole!).
Comunque la parte più interessante della biografia di Steve Jobs è sicuramente quella che riguarda la nascita della Apple. Vengono riannodati i fili della storia che c’è dietro l’iPhone che stai usando per leggere questo articolo (anche se non stai usando iPhone perché sei uno sfigato come me non fa niente…think different!). Apple, pur essendo un sistema chiuso, è pensato per la gente (generativo! ). Steve Jobs non guardava le ricerche di mercato o i profitti, immaginava quello che voleva la gente e anche i suoi dipendenti erano motivati a fabbricare prodotti innovativi. Ti suggerisco di arrivare sino alla fine. Ci sono libri che ti lasciano con l’amaro in bocca. La biografia di Steve Jobs si conclude con una riflessione sulla morte, che è un vero e proprio omaggio alla vita, e con un altro degli aneddoti sui prodotti Apple. L’ultimo.
 

Cambia la tua vita con un click

Il titolo di questa rubrica nasce da uno scambio di messaggi su Whatsapp e da un malinteso. Però se ci pensi, anche se non hai un telecomando magico per esprimere i tuoi desideri, come nel film del 2006 con Adam Sandler, il click del mouse, almeno una volta te l’ha cambiata la vita: quando hai inviato il curriculum all’azienda che non ti ha assunto, quando hai scoperto sul sito dell’INPS che non andrai mai in pensione, quando hai aggiunto un nuovo amico su Facebook, o quando nei hai cancellato un altro per un torto subito. Oppure quando hai cercato “Frasi di Papa Francesco” perché eri a corto di idee e non sapevi cosa scrivere sul biglietto d’auguri della Prima Comunione del figlio della vicina, della sorella, della cugina della mamma.
Questa rubrica dal nome curioso è per tutti, per te che sgrani rosari e per te che sei convinto che, quando entri in Chiesa, le statue ti guardano male.
In questa rubrica cercherò di affrontare il tema dell’anno pastorale 2019-2020 “La Chiesa grembo dello Spirito che genera alla vita i figli”, tradotto in una sola parola: generatività. Per lo psicologo dello sviluppo Erik Erikson, la generatività è la capacità di incidere in maniera positiva nella vita degli altri essere umani, cambiandola, ovvero qualcosa che ci fa andare oltre il nostro piccolo orticello, per dare vita a progetti che servono agli altri.
Papa Francesco ci esorta ad essere generativi. Ma quali sono gli esempi di generatività?
Devi per forza scomodare i Santi, aprire il Vangelo, partecipare ad una Lectio Divina?
Non sempre!
Ti propongo un modo alternativo per essere generativi, un modo che potrebbe servire solo per la tua crescita personale, o per condividerlo sui social, oppure come materiale da usare per un incontro dei giovani…insomma, sii generativo!
Ci saranno quattro appuntamenti generativi al mese: libri, cinema, musica e poesia. Più uno conclusivo: Generattìvati! Un vero e proprio invito a smettere di cliccare sul mouse e a cambiare la tua vita!
 
 
Flavia Emme