Ore 6.26 del 22 luglio: sono alla Stazione di Vallo – Castelnuovo Cilento, attendo il treno che mi porterà, dopo varie tappe, ad Ostuni per partecipare agli Esercizi Spirituali; lì mi attende il gruppo di consacrate dell’Ordo virginum della Puglia, alcune conosciute all’Incontro Nazionale, altre incontrate lì negli anni precedenti, perché questo è il terzo anno al quale partecipo agli Esercizi.
Il mio esodo comincia dal lasciare le abitudini ed i ritmi cadenzati del lavoro, del quotidiano, del fare, per passare alla dimensione dell’essere: a contatto con la Parola di Dio, in ascolto, nel silenzio, per far parlare Dio, per aprirci al dono dello Spirito per poi tornare a lasciarci formare dalla vita di tutti i giorni.
Il sorriso di don Cosimo Zecca ci coinvolge e desta curiosità, sarà lui il relatore che ci accompagnerà nei prossimi giorni.
Il tema degli Esercizi è “Dalla schiavitù al servizio” attraverso una rilettura del libro dell’Esodo.
Ci lasciamo accompagnare dalle vicende di questo personaggio: Mosè il “salvato dalle acque”.
Don Cosimo abilmente attraverso questa storia di salvezza, a partire dalla follia omicida del faraone, ci fa scorgere quel faraone che alberga in ciascuno di noi che impedisce il nostro cammino; ma il disegno di Dio è più grande…
Immediatamente comprendiamo che come i primi 5 libri della Torah, il Pentateuco, sono stati scritti 500 anni a.c. ma riguardano fatti accaduti 1.200 anni a.c. così è anche la nostra storia, deve essere riletta a distanza di tempo, solo così riusciremo dare una giusta lettura degli eventi che l’hanno caratterizzata.
Sei le tappe che scandiscono le nostre meditazioni:
Disobbedire al male per servire il bene (Es 1,1-22)
Servire la vita nella compassione (Es 2,1-10)
Per servire bisogna uscire da se stessi (Es 2,11-22)
Servire nell’ascolto (Es 3,1-6)
Servire il Progetto di Dio (Es 3,7-22)
Liberi per servire (Es 12, 29-42)
Le giornate si susseguono con la curiosità di capire ogni giorno qual è il viaggio interiore che ci riserva la meditazione.
Scopriamo le “normosi” (normalità patologica, l’apparente normalità ma che è una normalità malata) che abitano il nostro quotidiano e che ci impediscono di camminare.
Conosciamo le donne timorate di Dio che non obbediscono alla tirannìa del faraone che vorrebbe decimato il popolo di Israele.
Viaggiamo nella nostra infanzia per catturare e ricordare lo sguardo materno che ci ha potuto amare o ferire.
Incontriamo la tenerezza di una donna, la sorella di Mosè, che astutamente pensa come salvare il piccolo deponendolo in una cesta nel fiume per scamparlo alla morte.
Capiamo come il dispiegarsi del piano di salvezza nella nostra storia, nonostante le mille deviazioni e storture dovute alle nostre ferite, alle nostre fragilità, continua ad esistere.
Impariamo a riconoscere attraverso lo sguardo di una donna, la figlia del faraone, lo sguardo di compassione per il piccolo Mosè, uno sguardo che non richiama nè appartenenza, né status, né razza, non giudica, ma semplicemente lo sguardo di una donna che vede un bambino.
Seguiamo il processo di crescita di Mosè: che prende consapevolezza dello stato di schiavitù del suo popolo e pretende di fare giustizia da solo e come attraverso il suo fallimento piano piano Dio lo educa ad una fratellanza più ampia per entrare nella cultura del suo popolo, per essere un giorno chiamato da Dio a liberare il Suo popolo.
Facciamo memoria di come l’azione salvifica di Dio abbia caratterizzato tutta la nostra vita, come impercettibilmente ha ascoltato anche il nostro grido, ha guardato la nostra infermità si è preso cura della sua creatura.
Ed infine il grande insegnamento: “togliersi i sandali” il riconoscere la nostra povertà, la nostra limitatezza, la nostra precarietà, di fronte a Dio, di fronte all’altro che ogni giorno il Signore ci pone accanto per servire…
Lidia Rosa Cammarano
O.V. in formazione
Diocesi di Vallo della Lucania (SA)