Sono tante le domande che l’avvio del processo sinodale ha fatto sorgere agli inizi della indizione e sono molte le domande e le reazioni che serpeggiano mentre è stata avviata la fase della consultazione. In sintesi: dove ci porterà tutto questo movimento? Abbiamo dei precedenti poco incoraggianti nei Sinodi precedenti, in particolare quello sull’Amazzonia: erano state avanzate delle richieste importanti e sono rimaste inevase. Vale la pena ascoltare, se poi facciamo rimanere le situazioni sempre allo stesso punto?
Non sono domande senza senso, perché stanno determinando atteggiamenti diversi che influiscono positivamente o negativamente sulla vita dei singoli, delle comunità e in definitiva sull’avvenire della Chiesa. Alcuni sono scettici e rimangono fermi senza neppure comunicare l’esistenza dell’evento; altri tentennano usando lo strumento dell’ironia; altri sono rassegnati perché è una cosa che bisogna fare anche senza convinzione e, perciò, si limiteranno a fare un compitino diligente senza un reale coinvolgimento; altri sentono la responsabilità di questa occasione, perché,comunque la si valuti, rimane sempre un tempo di grazia.
Supponendo che il processo della Sinodalità diventi un po’ alla volta scelta convinta di molti, ho provato a intravvedere alcuni possibili esiti per i singoli e le comunità. Ho trovato un orizzonte plausibile in due testi delle preghiere eucaristiche.
“Fa che tutti i figli della Chiesa, nella luce della fede,
sappiano discernere i segni dei tempi
e si impegnino con coerenza al servizio del vangelo.
Rendici attenti alle necessità di tutti gli uomini
perché, condividendo i dolori e le angosce,
le gioie e le speranze,
portiamo loro fedelmente l’annuncio della salvezza
e camminiamo insieme nella via del tuo regno” (III Preghiera eucaristica per varie necessità)
Partendo da questo testo mi sembra di poter delineare la fisionomia della persona capace di sinodalità.
La persona capace di sinodalità vive con responsabilità e autonomia critica il proprio tempo. E’capace di vedere dentro gli avvenimenti, valutandone sia la bontà o la negatività, ma soprattutto l’impatto positivo o negativo che potrà avere nel futuro prossimo o remoto. Oggi tutti riconoscono che il sistema economico in cui stiamo vivendo ha innescato un meccanismo perverso per cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. S. Paolo VI lo aveva previsto abbondantemente sia nella Populorum progressio (1967) sia nella Octogesima adveniens (1981).
La persona capace di sinodalità è una persona che intende valorizzare tutte le relazioni sia quelle stabili sia quelle occasionali nel segno di una condivisione convinta e reale. La ragione va cercata non nella emotività, ma nella consapevolezza umana e di fede che siamo tutti figli dell’unica umanità e figli dell’unico Dio.
La persona capace di sinodalità, animata dalla fede, diventa sempre più consapevole che la vita e la fede sono doni che non possono essere vissuti secondo la logica del consumo personale, ma come talenti e ricchezze da mettere in circolo a servizio del vangelo, per il bene di tutti, nella Chiesa enella società,
“La tua Chiesa sia testimonianza viva
di verità e di libertà, di giustizia e di pace,
perché tutti gli uomini si aprano a una speranza nuova” (IV Preghiera eucaristica per varie necessità)
Una Chiesa che cerca di diventare sinodale è una Chiesa in continua conversione, nel rinnovare e coltivare ogni giorno la coscienza di essere solo “segno e strumento”. Segno che rimanda all’amore fedele di Dio per ogni persona e per tutta l’umanità. Strumento come luogo abituale, ma non unico, per l’incontro con il Dio di Gesù Cristo.
Una Chiesa che cerca di diventare sinodale è una Chiesa che, vivendo nel mondo, condivide la concretezza della condizione umana di tutti: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS,1)
Una chiesa che cerca di diventare sinodale è una Chiesa che si sente posseduta dalla verità, sia perché custodisce il “deposito della Fede”, sia perché si lascia condurre verso la verità dallo Spirito Santo. Una verità che si trova nelle pieghe degli avvenimenti e nella vita delle persone.
Una Chiesa che cerca di diventare sinodale è una Chiesa che vive di libertà, quella donata da Cristo e che trova la sua massima valorizzazione nella carità e nel servizio verso tutti. Perciò è una Chiesa che valorizza le persone prima delle cose, dei ruoli e dei compiti affidati
Una Chiesa che cerca di diventare sinodale è una Chiesa che abita con amore la complessità del mondo presente, che vive le beatitudini della giustizia e della pace e perciò cerca sempre le vie del dialogo con tutti, dentro e fuori la Chiesa.
Una Chiesa che cerca di diventare sinodale è una Chiesa che non si ripiega su di sé, ma esce da sé per amare e servire e, nella pratica quotidiana della verità e della libertà, della giustizia e della pace, pone segni concreti di attenzione verso ogni essere umano per indicare vie di una speranza possibile ed accessibile a tutti.
Noi siamo chiamati non solo a dire le preghiere eucaristiche, ma a renderle vere. Questa è l’impresa che ci attende e che possiamo affrontare perché Dio ce la rende possibile.
sac. Angelo Ciccarese