In questi giorni la notizia diffusasi della trasformazione dell’“Istituto” di Villa Specchia in “monastero di clausura” ha destato non poche perplessità e confusione nel cuore di tanti.
Ci è stato chiesto se da questo momento avremmo iniziato a mettere le “grate” della clausura e a vivere una vita diversa.
Vogliamo, allora, facendo luce su questa novità, condividere con tutti, il momento di grazia che stiamo vivendo come comunità religiosa e che sentiamo è di provvidenza anche per tutta la Diocesi, la città di Ostuni e la Chiesa intera.
L’Istituto religioso di diritto pontificio denominato Oblate Benedettine di S. Scolastica fu fondato nel 1937 a San Vito dei Normanni per desiderio delle Madre Benedetta Carparelli e Madre Scolastica Passante, sotto la guida dell’allora Presidente della Congregazione Sublacense P. Abate Emanuele Caronti.
L’erezione canonica avveniva il 14 dicembre 1944 con il Nulla Osta della Sacra Congregazione dei Religiosi. Le prime Costituzioni furono approvate dall’Ordinario del luogo il 17 dicembre 1945.
Fin dall’inizio la Congregazione ha unito una forte preparazione biblica e liturgica – secondo lo spirito benedettino – a una zelante attività educatrice ed assistenziale in favore dei più poveri.
«Pregare, pregare, pregare. Amare, amare, amare», con queste parole Madre Benedetta Carparelli richiamava costantemente il grande carisma a cui noi Oblate benedettine eravamo chiamate: il carisma della preghiera e dell’amore, facendo della Congregazione un luogo in cui, sperimentando la bellezza dell’unità e della comunione, partecipando alla stessa comunione Trinitaria, si potesse diventare sempre più capaci di amore attento alle necessità dei tempi.
«Donne dal senso materno spiccatissimo e dalla dedizione piena, donne consacrate. Donne che hanno ricevuto il fuoco dello Spirito Santo che sono state segregate dal mondo pur rimanendo a servizio del mondo, donne che da vergini caste sono state sposate ad un solo uomo Cristo. Donne alla ricerca di una fecondità spirituale e soprannaturale, alla ricerca, direi quasi di una partecipazione alla fecondità redentiva di Gesù. Donne la cui capacità di amare è sconfinata, perché si sentono spinte dalla forza interiore dello spirito a raggiungere tutti e tutto»: parole queste di Madre Benedetta che hanno conosciuto attuazione lungo gli anni nelle molteplici opere di carità che come Suore Oblate abbiamo vissuto e cercato di testimoniare nelle varie case che abbiamo aperto e nelle quali abbiamo cercato di incarnare il carisma dell’amore: dalla casa madre di San Vito dei Normanni a quella Generalizia di Ostuni; da Squinzano a Rutigliano; da Petina a S. Michele in Calabria; fino alla casa in Missione a Itaquaquecetuba nella periferia di San Paolo in Brasile.
Durante l’anno della vita consacrata (2014 – 2016), spinte dal desiderio di volerci riappropriare delle intuizioni delle fondatrici, nel capitolo generale che abbiamo celebrato nel mese di settembre 2015, abbiamo dato impulso ad un processo di riflessione e di approfondimento del nostro carisma il cui esito è stato quello di prendere coscienza che “lo stile di vita proprio” dell’Istituto doveva essere di tipo monastico.
Per tale motivo, senza cambiare la natura e la forma del nostro essere «Vergini prudenti con la provvista di olio così abbondante da darne a chi ne chiede senza paura. Vergini feconde così da rallegrare il cuore di Dio e la sua sposa la Chiesa», abbiamo presentato alla Santa Sede la richiesta di “trasformazione canonica” della natura giuridica con il passaggio da istituto religioso a Monastero sui iuris, sotto la Regola del Nostro Santo Padre Benedetto. il percorso che ci ha portati alla revisione delle costituzioni ci ha permesso di dare uno sguardo alla nostra vita del passato e a quella che vogliamo attuare, in sintonia anche con ciò che Papa Francesco ha chiesto alle comunità religiose attraverso la costituzione apostolica “Vultum Dei quaerere” sulla vita contemplativa femminile e la sua Istruzione applicativa “Cor orans”.
E il Decreto della Congregazione degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica che il nostro Arcivescovo è venuto a consegnarci giovedì scorso ci ha incoraggiato in questo cammino.
Così il nostro Istituto di Suore Oblate Benedettine di S. Scolastica è diventato “Monastero della Resurrezione delle Monache Oblate dell’Ordine di San Benedetto”.
Abbiamo scelto di chiamarci “Monastero della Resurrezione” perché, pur “essendo cocci in viaggio nel mondo” desideriamo cantare l’Alleluia … che sa di rinascita, di rinnovamento, di nuova energia… per saperci rendere libere per … essere apostole dell’amore, testimoni dell’amore, donatrici dell’amore; tutte desiderose di rinascere a vita nuova per Cristo, con Cristo e in Cristo; tutte desiderose di dare ai fratelli e alle sorelle non oro né argento, ma la ricchezza interiore che ci canta dentro: il dolce Cristo vincitore della morte e dell’inferno”.
Resta il nostro essere “Oblate”, resta il nostro essere offerte e consacrate alla gloria della Santissima Trinità, ostie vive, sante, a Dio gradite e alla volontà del Padre nel servizio ai fratelli, chiamate, per un amore di predilezione, a vivere intorno all’altare, a cantare la gloria di Dio e a donarci in opere di apostolato che sono una continuazione della liturgia.
Desideriamo continuare ad essere per ciascuno un luogo e una presenza in cui l’amore si fa casa, si fa dono, si fa testimonianza, affinchè «la fede diventi luce, la speranza certezza, l’amore forza travolgente».
Madre Ignazia Tomasi
Abadessa eletta